IL CONCILIO VATICANO II: LUCE PER LA CHIESA E PER IL MONDO MODERNO
Relatore: Silvio Crudo
Presente: Gianni Greco, responsabile settore adulti AC Torino
Introduzione di Tiziana che racconta il percorso che ha portato la nostra comunità a questo incontro.
Il problema di oggi è riprendere e contestualizzare la Gaudium et Spes, una costituzione pastorale, per la prima vota espressione della Chiesa nei suoi duemila anni di vita. Essa subì otto riscritture: questo fatto da l’idea del vivacissimo dibattito che la precedette. Nel Concilio i Vescovi non ebbero paura di schierarsi per ottenere un maggiore approfondimento.
Per la prima volta la Chiesa si pose il problema non solo di enumerare i principi, ma di attuarli a partire dalle persone, dal mondo. Il Concilio si occupò di molte cose e si pose di conseguenza il problema dei laici: il tema della missione della Chiesa nel mondo, ovvero dei laici.
La Chiesa si concepisce come parte del mondo, con cose da dire ed altre da imparare; ma se la Chiesa vuole entrare nel mondo, stare nel mondo, deve partire dai laici.
Tre sono stati gli orientamenti metodologici, stabiliti dai padri conciliari:
1) la Chiesa ed i pastori non scelgono di parlare al mondo, ma di stare nel mondo.
2) Non ci sono Verità con conseguenze operative, ma deduzioni da fare derivate dal sentirsi parte. Imparare anche dai non cristiani; dialogare con tutti per ricercare nel concreto le verità di fede.
3) Viene riconosciuta esplicitamente la legittima autonomia delle realtà terrene. Il mondo ha le sue leggi ed il proprio ordine che vanno scoperti ed utilizzati. La Chiesa non ha risposte migliori: uomini tra gli uomini nessuno ha la verità in tasca.
La conseguenza ultima: la Chiesa accetta di interrogarsi sui segni dei tempi per interpretare meglio il Vangelo. E’ una chiesa in missione che non ha nulla da rivendicare.
C’erano da superare le idee che avevano contrapposto la Chiesa all’illuminismo; c’era da superare la secolarizzazione che escludeva la possibilità di trovare le risposte a partire dai dogmi.
Di qui l’importanza dei laici, perché sono gli “esperti” del mondo, con le chiavi per decodificare ciò che succede.
L.G. n.31 -> i laici non sono i supplenti dei preti, ma hanno la specialità di conoscere mondo, unendo i dubbi con la sapienza della Parola per poi tornare nel mondo.
I laici che oggi stanno nelle parrocchie sono specializzati in compiti suppletivi del parroco (catechismi ecc.), mentre dovrebbero essere specializzati ed impegnati nelle proprie competenze: in questa prospettiva diventa necessaria l’associazione. Per esempio quando in TV si parla di famiglia, lavoro, ecc. non si dovrebbe invitare un vescovo, ma un laico cristiano. Oggi i laici fanno il lavoro dei preti e i vescovi dei laici.
G.S. n.16 -> tratta dei diritti e condanna le discriminazioni. C’è una dichiarazione sulla libertà religiosa: i cristiani, pur portatori della Verità, riconoscono le altre religioni come percorsi alla ricerca della Verità. Viene valorizzata la libertà di coscienza che neppure la Chiesa può violare ed in ragione della quale può essere detto qualcosa anche alla Chiesa.
Si promuove la dignità del corpo, la dignità della sessualità; il matrimonio è una comunità di persone che ha come conseguenza anche la procreazione (che non è più l’unico fine) ma che in se è completa anche se formata da solo uomo e donna.
L’ottava riscrittura fu un po’ corretta perché una parte dei padri ricordarono agli altri che libertà, autonomia e soggettività erano grandi principi, ma occorreva guardarsi dall’assolutizzazione.
La grandezza e la miseria dell’uomo sono le due condizioni da ricordare; ricordare che ciò che le fonda è sempre presente ed a cosa servono.
- Autonomia -> se si dimentica che è stata donata può trasformarsi in anomia (lotta di tutti contro tutti);
- Libertà -> intesa solo come “libertà di fare” (ciò che mi pare) e non “libertà per” diventa arbitrio;
- Soggettività -> può diventare soggettivismo, indifferenza al bene comune;
- Corporeità -> sganciata dalla relazionalità diventa desiderio di possesso.
G.S. oggi:
La prospettiva può essere ribaltata: il problema non è quello di conquistare i valori, ma di difenderli. Il rischio è che oggi tutti i valori vengano messi sullo stesso piano. La società post-moderna ha perso il centro. Si dovrebbero intavolare discussioni sul rapporto tra verità e libertà: il compito dei cristiani è segnalarne il fondamento.
Il rischio, sentendosi parte del mondo, è che avvenga una scissione, dove fede e vita non si parlino. L’attivismo pastorale ci lascia però neutri rispetto ai problemi politici e sociali. La Chiesa rischia di fare lobby per difendere le proprie posizioni.
Occorrono discernimento e testimonianza:
- Testimoni: persone che si interrogano su come testimoniare ; la comunità è il luogo del confronto e del discernimento, con la sapienza portata dai sacerdoti, si fa una sintesi. E’ bene perciò che i laici si confrontino per distillare un pensiero comune.
Interventi:
- Greco: l’apertura del Concilio ha svuotato le chiese.
- Tiziano: ci sono difficoltà a confrontarsi e schierarsi, sembra che ci sia un’afasia dei cristiani rispetto alla società.
- Leone: ho fatto esperienze in età giovanile della DC, ma non c’era interesse nel partito per i problemi delle persone che sembravano competenza del PC. Il mio interesse circa questi problemi mi portò a fere esperienza di esclusione.
Risposte:
il numero dei partecipanti nella Chiesa italiana rischia di essere una buccia di banana. Attualmente la partecipazione alla Messa domenicale è del 27% della popolazione (era la 40% nel ’65), ma va molto peggio tra le nuove generazioni per le quali si calcola una partecipazione del 13%. Ma gli indicatori di domanda religiosa sono al contrario in ascesa esponenziale. La domanda che devono porsi le nostre comunità è: perché la nostra proposta non intercetta e non interessa? Siamo male abituati rispetto ai numeri. Il nostro problema deve essere la fedeltà al Vangelo e non l’inclusione di tutta la comunità. Tra cristiani dobbiamo trovare la capacità di confrontarci, anche se non la pensiamo nello stesso modo. Le differenze non devono essere un problema. Unità non è uniformità.
Azione Cattolica ha organizzato dopo trent’anni un incontro tra amministratori locali: hanno espresso difficoltà ad essere riconosciuti come cristiani a tutti gli effetti. L’associazione deve elaborare il pensiero portato da tutti i membri fino a produrne uno comune e condiviso. Occorre condividere una riflessione sugli adulti.
Greco:
Si parla poco di formazione; l’azione evita di pensare. Abbiamo ruoli fissi e non li ripensiamo; non ci accorgiamo che non ci seguono. Attraverso l’Azione Cattolica c’è la possibilità di confrontarsi con altre realtà. Anche nelle associazioni però i numeri sono scesi. Oggi prevalgono agnosticismo e rispetto. Si dovrebbe essere umilmente al servizio della comunità, nelle parrocchie come nel quartiere o nella città.
Mons. Tonino Bello disse: “la comunità ha bisogno di te: sii il primo. Le cose funzionano: sparisci”.