Parrocchia San Giuseppe Artigiano in Settimo Torinese


PAROLA DI SCOUT


 

 


Alzi la mano chi durante la propria vita non si è mai imbattuto in un gruppo di scout; sarà rimasto sicuramente incuriosito dalle loro strane divise tutte uguali e magari avrà sorriso di fronte a quei fazzolettoni colorati e a quei pantaloncini rigorosamente corti anche nelle piovose giornate autunnali.

In realtà dietro a questi aspetti apparentemente folcloristici si nasconde la filosofia di un movimento che vanta più di cento anni di storia e associati e iscritti in tutto il mondo.

 Il metodo educativo pensato dal fondatore Baden-Powell si basava sul concetto del “learning by doing” o “imparare facendo”, utilizzando le tecniche dello scouting: osservazione, deduzione e azione ed aveva lo scopo di rendere il ragazzo autonomo, responsabile, in grado di affrontare la vita da solo attraverso una formazione basata su quattro punti:

 

. Formazione del carattere

. Salute e forma fisica

. Abilità manuale

. Aiuto al prossimo

 

Tutto questo è ancora attuale nella formazione degli scout; un percorso che parte dagli 8 anni e si conclude attorno ai 20 passando attraverso diverse esperienze di gruppo sotto diverse denominazioni che passano dai “lupetti” al “reparto” al “clan”.

 Tutti abbiamo in mente le attività estive dei scout  e la loro capacità del vivere all’aria aperta sfruttando in maniera semplice e naturale le  risorse che il nostro territorio ci mette a disposizione ma in realtà ci sfuggono tutte le attività formative che si vengono a creare all’interno dei gruppi.

 Lo scopo fondamentale nell’educazione scout è quello di creare, di sviluppare oggi nei ragazzi quei sentimenti, quel senso di responsabilità che li aiuterà nella loro vita da adulti cercando di infondere in loro i valori della solidarietà, della coscienza civile, della comunità.

 Specialmente nei gruppi più piccoli come età si utilizzano molto le tecniche della favola, dell’immaginazione e della fantasia applicandole alle realtà utilizzando molto ad esempio la lettura e l’interpretazione di libri come “Il Libro della Giungla” di Kipling o la lettura della storia di San Francesco.

 Tornando al discorso delle “buffe” divise; in realtà attraverso questa identificazione di costumi quasi uguali in tutte le associazioni mondiali si intravede un messaggio di universalità, di unione, di appartenenza, di condivisione e di equilibrio.

 Ma attenzione; ogni individuo, al di là delle divise tutte uguali ha una propria identità e un proprio carattere che si evidenzia e viene valorizzato all’interno di ogni gruppo: infatti la storia insegna che le associazioni scoutistiche vengono a mancare  proprio nei regimi totalitari e in quei paesi dove l’affermazione di una coscienza individuale va in contrasto con gli obiettivi di un regime.

 Ovviamente non mancano i riferimenti religiosi cattolici all’interno della formazione di un gruppo scout anche se non c’è nessuna sostituzione nel percorso della catechesi fondamentale per ogni ragazzo.

 Insomma, per concludere, oggigiorno ha ancora senso dire “parola di scout” per intendere un movimento fatto di ragazzi ed adulti concreti, responsabili e orgogliosi delle proprie scelte di vita.

 
                                                                    

 

 

LA STORIA

  

 Il fondatore degli scout è stato l’inglese Sir Robert Baden -Powell  (1857-1941).

Baden -Powell era il sesto di otto figli di un reverendo e, a causa della prematura morte del padre, ricevette un’educazione molto rigida dapprima in collegio e poi con la carriera militare.

Dopo due esperienze militari in India ed in Sudafrica, al suo rientro in Inghilterra trovò a Londra una situazione drammatica: migliaia di ragazzi  orfani di guerra vivevano come sbandati in condizioni di estremo degrado e povertà.

Scrisse un libro “SCOUTING FOR BOYS” (Scoutismo per ragazzi) nella speranza che le sue esperienze di vita potessero utili agli adolescenti.

Il libro ebbe un enorme successo e una grande diffusione fra i ragazzi; nell’estate del 1907 per verificare la praticabilità delle sue idee tenne un primo campo scout sull’isola di Brownsea con venti ragazzi di diversa estrazione sociale.

Nacque così il movimento scout che, in questi cento anni di storia, si è diffuso in tutto il mondo.

Oggi è presente in più di 200 paesi nel mondo e conta quasi 40 milioni di iscritti e più di 500 associazioni; da quel lontano 1907 il movimento è molto cambiato adeguandosi alle varie realtà sociali, culturali e storiche di ogni singolo paese ma ha mantenuto sempre valide le idee di fondo ed i valori che ispirarono Baden -Powell.

 

 

 

IL MOVIMENTO SCOUT IN ITALIA

 

 

Il movimento scout approdò in Italia pochi anni dopo la sua nascita:il primo gruppo venne fondato a Bagni di Lucca nel 1910 per opera di un inglese residente in Italia ed in pochi anni nacquero diversi gruppi in tutto il territorio nazionale.

L’elemento religioso ne caratterizzerò la prima divisione generando una distinzione tra i gruppi associati al CN GEI  (Corpo Nazionale Giovani Esploratori) e ASCI (Associazione Scout Cattolici Italiani).

Mentre in tutto il mondo, ed in particolare in Europa, il movimento scoutistico continuava ad espandersi in Italia si scontrò con la realtà del regime fascista e nel 1927 venne ufficialmente sciolto.

Durante il ventennio fascista e nei primi anni di guerra il movimento continuò a vivere in clandestinità soprattutto in Lombardia attraverso la squadriglia delle “aquile randagie” che collaborò anche con la resistenza partigiana.

Dopo la fine del conflitto ripresero vita le associazioni scout, nacquero anche le prime componenti femminile ed il movimento ebbe un grande periodo di espansione sino agli anni 70’.

Nei primi anni 70’ l’Italia è attraversata da profondi cambiamenti sociali ed il movimento scout non ne è immune. Nel 1974 la grande svolta: la componente maschile (ASCI) e quella femminile (AGI) si riuniscono dando vita all’AGESCI ed il movimento si basa sul principio della coeducazione e della diarchia ovvero della pari responsabilità educative tra capi maschio e capi femmine.

La formazione di questa realtà associativa non viene accettata completamente in tutto il movimento scoutistico; assistiamo così alla nascita di alcune associazioni che si richiamano più strettamente ai principi storici del suo fondatore e mantengono la distinzione tra ragazzi e ragazze.

In Italia ancora oggi sono presenti diverse associazioni scout: le due principali sono l’ A.G.E.S.C.I con circa 200.000 iscritti ed il CN. GEI con circa 20.000 associati.

 

 

 

IL GRUPPO DI SETTIMO TORINESE 

 

Il gruppo scout di Settimo Torinese nasce nel lontano 1963 e praticamente da sempre la sua sede è collocata all’interno della parrocchia San Pietro in Vincoli.

In periodi passati sono nati altri tentativi di gruppo (alla San Vincenzo de’ Paoli ad esempio) ma oggigiorno l’unico gruppo ancora esistente rimane sempre lo storico gruppo 1 di Settimo Torinese.

Il luogo di incontro è situato all’oratorio della Parrocchia San Pietro; i gruppi si incontrano tre volte al mese, durante i fine settimana.

Ogni gruppo conta circa dai 20-30 iscritti; dopo alcuni anni in cui il numero delle richieste d’ ingresso a volte superava le effettive possibilita’ d’inserimento, negli ultimi anni si evidenzia una flessione negli associati sia a livello locale che nazionale.

 Guido Bertoglio, scout dal 1969 e capo-scout ormai da una vita del gruppo settimese chiediamo se i boy scout sono ancora al passo con i tempi.

“Ma io penso che il messaggio dello scoutismo possa ancora essere efficace e utile anche in questa società contemporanea. Ritengo che sia molto importante l’utilizzo delle emozioni e della fantasia nel coinvolgere i ragazzi dei nostri gruppi e noi abbiano la fortuna di utilizzare molta.”

 dice Guido Bertoglio.

 

 

Articolo di Osvaldo Toldo su "LA NUOVA VOCE" del 9 Febbraio 2011