3^ Domenica di Pasqua – 4 Maggio

Letture: Atti 2,14.22-33; 1Pietro 1,17-21; Luca 24,13-35


La missione è appena agli inizi


Passare da una lingua all’altra è un’esigenza inevitabile nel nostro mondo globalizzato per avere una visione complessiva di una materia o di un ambito. Il problema è che non sempre i termini sono facilmente traducibili da una lingua all’altra. Per esempio, mi sono spesso imbattuto nel termine inglese “blueprint” che trae origine dalle piantine in carta blu che venivano fatte dei progetti, ma che ora indica in realtà una sorta di bozza del piano riassuntivo di un progetto. Ecco, vedete quante parole ho dovuto usare per rendere un termine solo. Ma tutta questa premessa mi è stata utile per poter dire che all’inizio della predicazione cristiana Gesù rappresenta il “blueprint” della salvezza. Nel suo discorso di Pentecoste, Pietro dà una chiave di lettura degli eventi che si sono verificati pochi giorni prima: Gesù, che si era rivelato messaggero divino tramite le opere compiute in mezzo al popolo, è stato consegnato ai pagani e messo in croce, ma Dio stesso lo ha risuscitato e i discepoli possono testimoniarlo. Tutto ciò non è avvenuto per caso, ma secondo un progetto divino che in greco viene definito da una parola (“prognosis”) che è entrata a far parte del nostro lessico quotidiano, dato che la prognosi è la previsione del decorso di una malattia o di un infortunio. Si suppone, infatti, che un medico sappia in anticipo quanto tempo ci vorrà per la guarigione. E Dio, in maniera analoga, sa come si svolgeranno gli eventi del mondo, per questo la crocifissione di Gesù non lo ha preso alla sprovvista. Anzi, secondo Pietro c’era già un indizio di questo copione nel salmo 16 che la tradizione attribuiva a Davide, dove si dice che il consacrato di Dio non conoscerà la corruzione nella tomba (Sal 16,10). Dal momento che di Davide si conservava il sepolcro, non era possibile che si riferisse a se stesso! L’altro termine che usa At 2,23 per indicare il piano divino è “boulè”, che letteralmente indica la “volontà”, ma si comprende bene come sia facile estendere il significato dalla volontà al progetto, perché il secondo rappresenta l’aspetto operativo della prima. Se, però, cerchiamo di dare un contenuto specifico a questo progetto divino, è Paolo a venire in nostro soccorso. Anzitutto in Ef 1,11 dice che questo piano consiste nel renderci eredi a lode della gloria di Dio. Poi, in 1Tm 2,3-7, dichiara di essere stato reso messaggero e apostolo di una testimonianza riguardo a Dio, il fatto che Egli voglia che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità. Ma questa offerta di salvezza universale giunge agli uomini attraverso Gesù Cristo, che ha un compito unico di mediazione perché “non c’è altro nome dato agli uomini nel quale è stabilito che siamo salvati” (At 4,12). La Risurrezione di Gesù, quindi, è la tappa culminante di questo piano di salvezza, ma ciò non significa che si sia concluso: agli apostoli prima e a tutti i discepoli di Gesù dopo spetta il compito di comunicare questa bella notizia. E come ricordava san Giovanni Paolo II nell’introduzione alla Redemptoris missio, la missione è appena agli inizi.