2^ Domenica di Quaresima – 16 Marzo
Letture: Genesi 12,1-4; 2Timoteo 1,8-10; Matteo 17,1-9
Il privilegio della Trasfigurazione
L’episodio della Trasfigurazione è una delle scene dei vangeli sinottici in cui compaiono come co-protagonisti Pietro, Giacomo e Giovanni. Sappiamo che si tratta di uomini che Gesù ha scelto all’inizio del suo ministero, quando passando per il lago di Galilea scorge due coppie di fratelli e li chiama a seguirli (Mc 1,16-20). I tre in questione compaiono al primo posto nelle liste del vangelo di Marco e negli Atti, mentre in Matteo e Luca il secondo gradino del podio è occupato da Andrea, fratello di Simon Pietro. In effetti ci sono degli episodi in cui sono indicati tutti e quattro (ad esempio all’inizio del discorso escatologico di Mc 13), ma di solito Andrea viene escluso da questa élite di privilegiati. Il motivo di questa discriminazione non è affatto chiaro, ma ancora una volta se ne ricava l’impressione di un Gesù molto libero nelle sue scelte e per nulla preoccupato dell’esigenza di fare uguaglianza all’interno del gruppo dei discepoli. Qui emerge, invece, il criterio evidenziato da Marco per la scelta dei Dodici: “chiamò quelli che volle” (3,13). Dobbiamo riconoscere che incontriamo una difficoltà analoga quando cerchiamo di capire per quale scopo Gesù riservi a questi tre delle esperienze privilegiate che non sono concesse agli altri. Essi compaiono in occasione della risurrezione della figlia di Giairo in Marco e in Luca, mentre Matteo omette questa differenziazione. Sono partecipi della vicenda della Trasfigurazione in tutti i sinottici e sono accanto a Gesù nella drammatica veglia del Getsemani (ma non in Luca). A questi dati si potrebbe aggiungere l’informazione di Lc 5,10 secondo cui Giacomo e Giovanni erano soci in affari di Simone. Certamente si potrebbe pensare che in alcune circostanze Gesù abbia voluto restringere il numero di testimoni allo stretto necessario. Ma sappiamo che secondo il diritto giudaico è sufficiente la presenza di due maschi adulti (cfr. Dt 19,15), perciò dovremmo pensare che ce ne sarebbe ancora uno di troppo. Non credo affatto che la scelta di riservare alcune esperienze a questi tre sia stata fatta per prepararli ad assumere un compito di maggior responsabilità rispetto agli altri. È vero che Paolo definisce Pietro, Giacomo e Giovanni “le colonne della chiesa” (Gal 2,9), ma il Giacomo in questione non può essere il fratello di Giovanni, dato che era morto da una decina di anni al momento dell’assemblea di Gerusalemme. Credo, pertanto, che la ragione più plausibile dell’esistenza del trio sia il desiderio di Gesù di condividere alcune occasioni importanti con persone a cui era legato da un affetto particolare. Scelti per accompagnarlo in momenti delicati come l’ingresso nella casa di Giairo o durante l’agonia del Getsemani, i tre godono anche del privilegio della Trasfigurazione che dovrebbe rincuorarli in vista della Passione del Maestro. Testimoni di eventi esclusivi, sapranno tuttavia trasmetterne la memoria per il bene dei credenti di tutte le generazioni.