4^ Domenica di Pasqua – 11 Maggio
Letture: Atti 2,14. 36-41; 1Pietro 2,20-25; Giovanni 10,1-10
Dove potrei andare lontano da te?
La liturgia ci propone di continuare la lettura del discorso che Pietro tiene il giorno di Pentecoste a dei fedeli riuniti a Gerusalemme. È un pubblico eterogeneo, composto di popolazione locale e di pellegrini giunti lì per la festa. Pietro sostiene che lo Spirito Santo è un dono a disposizione per loro e “per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro” (At 2,39). Tutto il libro degli Atti manifesta a più riprese l’interesse per i lontani, cioè per coloro che ancora non erano stati raggiunti dalla grazia di Dio e non erano entrati nel patto di alleanza con YHWH. Per cercare di comprendere meglio questo concetto dobbiamo rifarci a quanto Paolo scrive nella lettera agli Efesini. Qui l’apostolo rilegge la morte e risurrezione di Gesù come l’evento che produce l’abbattimento del muro che separava i giudei dai pagani, così che “Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini” (Ef 2,17). La conseguenza pratica principale è che non esistono più due gruppi distinti, i giudei da una parte e i pagani dall’altra, ma un popolo nuovo che è composto degli uni e degli altri: “In Gesù Cristo, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo” (Ef 2,13). Ciò significa che né i pagani hanno preso il posto dei giudei, né sono stati incorporati nel popolo della precedente alleanza, ma c’è una nuova realtà in cui entrambi hanno piena cittadinanza. A quei tempi il termine “lontani” indicava una distanza che era al tempo stesso spaziale e mentale, perché di solito l’appartenenza a un popolo comportava anche un’identità religiosa specifica. Oggi le cose sono diverse, sia perché le distanze geografiche si accorciano sempre più, sia perché i nessi tra origini culturali e religiose sono assai più blandi. I lontani, quindi, possono essere benissimo i vicini di casa, che non hanno mai avuto una adeguata conoscenza della fede oppure l’hanno abbandonata. In un breve libretto degli anni precedenti la guerra (I lontani, 1938), don Primo Mazzolari si poneva la questione dell’identità dei lontani: “«Lontano» non è soltanto colui che, andandosene, ha sbatacchiato l’uscio di casa e non s’è neppure voltato indietro […] C’è invece la scettica inconsistenza di chi sente di non aver più la fede di ieri, che sa di non avere ancora trovato, che dubita di trovare”. La lontananza da Dio, quindi, è un concetto complesso e difficilmente misurabile in maniera empirica: chi è davvero lontano (e chi è davvero vicino)? Una pastorale dei lontani oggi appare poco proponibile perché usa delle etichette incerte laddove le carte si sono profondamente rimescolate e le differenziazioni si moltiplicano. Meglio che ognuno dica di se stesso dove si colloca rispetto al Signore, ricordando comunque le parole del salmo: “Dove potrei andare lontano da te o fuggire dalla tua presenza? Se salgo in cielo, tu sei là; se scendo negli inferi, eccoti” (Sal 139,7-8).